
Brigitte Bardot la rivoluzionaria
Juliette gioca, seduce, inganna, tradisce, usa la sua bellezza come meglio crede e si sente libera nel farlo. La sua spavalderia quasi scostumata nei confronti “degli altri” spazza definitivamente via l’immaginario della donna accondiscendente, rassicurante e angelo del focolaio domestico.
A chi non è mai capitato di domandarsi che forma avesse un’icona prima di diventare tale?
Basti pensare alla bottiglia in vetro della Coca Cola. Oggi è uno di quegli oggetti portavoce di un’epoca, simbolo non solo di un brand e qualche bollicina, ma molto di più. Eppure la prima bottiglia non sapeva ancora cosa sarebbe diventata “da grande”.
E così è stato in molti altri casi, soprattutto nel cinema che da sempre vive proprio di icone.
E se nel 1956 il regista e sceneggiatore franco-ucraino Roger Vadim con Et Dieu créa la femme pensava di aver dato vita solo ad un film, si sbagliava, perché se Dio creò la donna, lui creò due grandi icone: una era solo un piccola località di pescatori ancora ben lontana dal giro del jet -set e di fama internazionale che da lì a pochi anni la avrebbe travolta, l’altra aveva 22 anni appena, lunghi capelli biondi e un broncio che avrebbe fatto tanta strada. Su due splendide gambe abbronzate e a piedi scalzi. Parliamo di Saint-Tropez e di Brigitte Bardot, B.B. per gli amici, e no, nessuna delle due immaginava ancora cosa sarebbe diventata “da grande”.
Tutto ebbe inizio quando nei primi anni ’50 Vadim sposò l’appena maggiorenne Brigitte Bardot che diventò così sua moglie ma soprattutto sua musa ispiratrice. Nel ’56 è lei la protagonista di Et Dieu créa la femme, film che pare quasi fare da preludio al ruolo che l’attrice rivestirà anche nella vita privata.
Siamo appunto nell’ancora misconosciuta Saint-Tropez e B.B. interpreta Juliette Hardy, un’avvenente diciottenne orfana data in affido ad una famiglia locale che le offre vitto, alloggio ed un lavoretto all’edicola del paese, lesinando però in affetto e premure. Il plot ruota attorno ad un triangolo amoroso, quello in cui Juliette è il polo delle attenzioni di tre uomini in particolare (oltre tutti quelli nel giro dei 10 km): uno è il signor Carradine, maturo riccone borghesotto con mire espansionistiche (Curd Jurgens) proprietario di un night e di un cantiere navale, gli altri sono i due fratelli Tardieu, Antoine (Christian Marquand) giovane ambizioso e affascinante, l’unico che fa battere realmente il cuore di Juliette da cui però non cerca altro che un’avventura da una notte e via, e Michelle (Jean Luis Trintignat), timido e romantico, innamorato profondamente di Juliette, apparentemente sempre un passo indietro rispetto ai suoi rivali, ma che alla fine avrà la meglio sui tutti. Questo è quello che succede sul grande schermo mentre nella vita reale va in onda un’altra storia pressoché simile: complice il set galeotto, scocca l’amore tra B.B. e Jean Luis Trintignat che, diventando amanti, determinano la fine del matrimonio tra l’attrice e il regista.
Nel frattempo il film è un successo inaspettato, e diventa il simbolo di un cambiamento generazionale.
Et Dieu créa la femme si presenta nei panni di una semplice commedia estiva mentre interpreta perfettamente il clima del tempo e l’incombente evoluzione dei costumi degli anni ‘60. Della donna per l’esattezza, che si emancipa sessualmente e non solo, che approda ad una libertà mai assaporata prima, scappando dai cliché femminili a cui il pubblico era abituato.
Qui la protagonista è un concentrato di ingenua sensualità, una lolita selvaggia che si destreggia tra uomini che si diverte a stuzzicare creando dinamiche esplosive, seducenti ed inedite.
Juliette gioca, seduce, inganna, tradisce, usa la sua bellezza come meglio crede e si sente libera nel farlo. La sua spavalderia quasi scostumata nei confronti “degli altri” spazza definitivamente via l’immaginario della donna accondiscendente, rassicurante e angelo del focolaio domestico. Juliette in preda all’entusiasmo della sua giovane età preferisce ballare, correre in bici e baciare chi le pare piuttosto che cercare il principe azzurro con cui metter su famiglia. Come dirà il più saggio dei suoi corteggiatori “Juliette ha il coraggio di fare quello che vuole e quando lo vuole”.
https://www.youtube.com/watch?v=PBYTbThzHfA
Infatti quello che probabilmente le altre donne invidiano a Juliette, non è solo la naturale bellezza ma lo spirito, del tutto libero da conformismi e restrizioni con cui anticiperà quel concetto bene espresso giusto un paio di anni dopo nel film La ragazza del peccato in cui afferma: ”Sono una ragazza, dovrei fare come mi pare”.
Questa prepotente emancipazione non può che raccontarsi anche attraverso l’abbigliamento e se ad indossare (o forse anche a non indossare) quei look che hanno fatto la storia di tante estati in stile French Riviera è B.B., allora si gioca in vantaggio.
La scena di apertura del film fa capolino sul giardino della villetta in pieno stile tropezienne che ospita Juliette ma soprattutto fa capolino sulle curve color miele della protagonista che con fare da lolita posa completamente nuda dietro un candido lenzuolo bianco steso al sole. Questo scenario vanta una bellissima fotografia, dall’estetica semplice e stuzzicante. In pochi minuti già si coglie il fascino che Juliette esercita sugli uomini che la circondano, basti vedere i tentativi di corteggiamento del signor Carradine a suon di Sinca rosse e diamanti, perché con quella boccuccia può avere ciò che vuole [cit.]
In questa scena di nudo B.B. senza indossare assolutamente nulla riesce a sfoggiare il suo vestito migliore: la libertà della malizia e della sensualità con un pizzico di spontanea ingenuità. La nudità di Juliette è in totale contrapposizione con l’abbigliamento del signor Carradine che indossa quasi una divisa per tutto il film (tranne che in una scena in cui opta per un lupetto in lana blu notte, un paio di blue jeans e il sigaro tra le dita abbronzate, look dal sapore più casual) composta da abito sartoriale grigio, camicia bianca e cravatta Regimental.
Non appena viene rimproverata per i suoi comportamenti spudorati, Juliette scappa in sella alla sua bici azzurra indossando un leggero abitino chemisier in cotone color carta da zucchero. Da portare rigorosamente con i bottoni della scollatura e dello spacco generosamente aperti e i capelli dorati raccolti in una bandana leggermente spettinata. Ai piedi un paio di morbide ballerine color corallo (indossate solo durante l’orario di lavoro all’edicola) da togliere immediatamente nel tempo libero per restare scalza. Juliette è libera da pregiudizi, dal pudore e dalle sovrastrutture di quegli anni così come da orpelli, gioielli, trucco e accessori nel suo abbigliamento che è decisamente semplice ed effortless e forse proprio per questo, unico.
Uno dei capi iconici del film è il tubino rosso ciliegia con lo scollo a barca e off shoulder che valorizza le curve voluttuose di Juliette in occasione della serata danzante durante la quale rivede e bacia Antoine. Purtroppo però la felicità di Juliette sarà stroncata dalle intenzioni tutt’altro che romantiche di Antoine (mai fidarsi dei bagni comunicanti!) che la porterà a scappare sulle sue decolletè sabot bianche dal night club alla barca del signor Carradine. Piombata in barca del suo corteggiatore Juliette darà sfoggio della sua fiera semplicità rispondendo sfrontata allo sguardo altezzoso e snob della signora Vigier-Lefranc con un laconico “ L’ho comprato al porto, le darò l’indirizzo”, riferendosi al suo semplicissimo abito rosso decisamente in contrasto con i tessuti pregiati e i gioielli preziosi indossati dalla sua interlocutrice. Non va certo meglio con il signor Vigier- Lefranc che vantandosi con Juliette del suo cognome altisonante e dei suoi successi imprenditoriali pensando di impressionarla, si becca una risposta schietta che fa capire subito di che pasta è fatta Juliette.
S.V.L.:” Conosce lo zucchero Vigier?”
J.H.:”Sì” S.V.L:” Sono io! E ha sentito parlare dell’aspirapolvere Vigier?”
J.H.:”sì”
S.V.L.:” Sono io! Vuole ballare il cha cha cha?”
J.H.:” non con un’aspirapolvere”
La serata però si conclude tra le braccia di Antoine, con un bacio appassionato e la promessa di portarla con sé a Tolone l’indomani, appuntamento alla fermata della corriera. Juliette rientra a casa quando Madame Morin, stufa della vita mondana della ragazza, la minaccia di rimandarla in orfanatrofio quanto prima.
Pronta a scappare con il suo amato Antoine, Juliette sguscia via di casa avvolta in un trench grigio canna di fucile, un paio di decolletè nere che per la prima volta hanno il sapore di città e la sua valigia. Purtroppo la corriera non si fermerà mai e a lei non resterà che far ritorno a casa e all’idea di tornare in orfanatrofio.
Le voci sull’imminente esilio di Juliette girano veloci fino ad arrivare alle orecchie di Michelle, fratello minore di Antoine, segretamente innamorato di Juliette. Il timido e impacciato Michelle prende la situazione in mano proponendo a Juliette di sposarlo per evitare così l’allontanamento forzato. Juliette dopo le prime reticenze accetta e arriviamo al matrimonio, intimo e modesto con un unico vero protagonista: il vestito della sposa, un vero capolavoro di gusto e romanticismo sotto forma di una gonna a ruota e una camicetta in pizzo sangallo.
https://www.youtube.com/watch?v=sL5hzlBUKCg
L’abito, fatta eccezione per qualche dettaglio come i guanti in tulle e le ballerine spuntate bianche, è di un’attualità impressionante. Già solo per il fatto che non sia un un vestito ma un completo composto da una camicetta con il colletto rotondo, una piccola ruches centrale e le maniche a sbuffo fino ai tre quarti e da una gonna a ruota anni ’50 strizzata in vita da una cintura dello stesso tessuto sangallo. In questa occasione Juliette porta i capelli sciolti e mossi incorniciati da una coroncina di fiori bianchi e dal velo corto con un piccolo disegno sui bordi, tra le mani il bouquet bianco. Questo look è perfetto nella sua semplicità, è fedele alla personalità della protagonista che è elegante incurante di esserlo e rimane fresco e giovane come lei, non ancora donna.
Una volta a casa, dopo il rocambolesco ritorno dalla chiesa compreso di rissa, Michelle e Juliette si rintanano in camera nella loro intimità, ribellandosi ancora una volta alla convenzione, in questo caso a quella del pranzo di nozze. Juliette esce dalla stanza unicamente per prendere qualcosa da mangiare da portare in camera, coperta solo dalla leggera vestaglia a righe verticali sui toni del giallo, verde e rosa pastello, rigorosamente di Michelle e dai capelli arruffati che alludono all’attività in camera da letto, decisamente più esaltante del pranzo.
Inizia per Juliette un nuovo capitolo della sua vita, stavolta a casa con Michelle ma anche con la madre e i fratelli di lui, fatta eccezione per Antoine che lavora a Tolone. Juliette passa molto più tempo in casa dove prova con scarsi risultati a dare una mano, restando sempre più figlia (di una suocera ostile) che moglie. Cambia anche il suo modo di vestire, decisamente più castigato rispetto a prima: la ritroviamo infatti con un cardigan in lana color corallo a maniche a tre quarti, con una scollatura a V abbastanza profonda ma stavolta chiusa fino all’ultimo bottone ed una gonna longuette color panna stretta in vita da una cinturina nera, quando la sua amica Lucienne le propone una serata danzante a Cannes con amici, spronandola ad uscire e divertirsi insieme come ai vecchi tempi. Come un uccellino in gabbia, Juliette è costretta a malincuore a rinunciare per amore di Michelle e per tenere fede al suo nuovo stile di vita e la battuta di Lucienne “il matrimonio non è un convento” ci dice molto nella sua lungimirante semplicità. L’amica/spalla (forse l’unica) della nostra protagonista sfoggia quasi in tutte le scene un look altrettanto delizioso: lupetto nero con maniche a tre quarti e una meravigliosa gonna a ruota bianca a pois neri.
La vita di coppia procede serena, Michelle mentre lavora al cantiere guarda innamorato la sua Juliette che spensierata prende il sole sul peschereccio da ridipingere. Come non capire il nostro Michelle dato che ci troviamo davanti ad una delle prime scene di topless del cinema? È questo forse il look più importante per la pellicola, seppure composto unicamente da uno slip bianco e tanta pelle dorata in vista distesa su un telo viola. Questo momento ha sdoganato definitivamente il bikini e soprattutto il topless nel cinema. No, non si vede alcuna scena di nudo, niente seni al vento, per quelli dovremo aspettare ancora qualche anno, ma già quella schiena nuda è simbolo dei primi passi verso una nuova immagine. E mentre la bella Juliette si abbronza spensierata sotto lo sguardo amorevole del suo uomo, la madre di lui lavora intrappolata in un abito nero a maniche lunghe con una bandana dello stesso colore per proteggersi dal sole. Due immagini del tutto contrastanti, la vecchia e la nuova generazione messe a confronto. Juliette si riveste prontamente regalandoci un look à la garçonne da manuale: pantaloni alla caprese in lino blu e t.shirt in cotone bianca con scollo a V e colletto, indossata senza reggiseno e con le maniche arrotolate. A rendere ugualmente femminile questo look, sono certamente i lunghi capelli biondi ma soprattutto le caviglie ben in vista e i piedi rigorosamente scalzi. B.B., così come Juliette, nel fiore dei suoi 22 anni è un vero inno alla gioia di vivere! Scopre parti del corpo che fino allora le donne avevano passato a coprire anche solo per andare al mare, rivoluziona l’immagine femminile e ci regala metri di cotone vichy, solo pochi cm di stoffa in spiaggia per un abbronzatura molto più generosa e un modo di vestire libero da ostentazioni. L’unico accessorio ammesso è una spolverata di sabbia sulle gambe. Oggi riassumeremo tutto questo nel tipico stile delle ragazze francesi, acqua (di mare) e sapone.
Un paio di pantaloni Capri che scendono perfettamente sulle gambe affusolate di Juliette e via sulla bici alla volta del juke box dove ascoltare i migliori dischi del momento. È qui che Juliette incontra il signor Carradine che, in un dialogo che si alterna tra malizia e scontro, prova a usarla come mezzo per convincere i fratelli Tardieu a vendere il terreno dei cantieri. Juliette apparentemente non cede alle tentazioni di ricchezza sbandierate dal signor Carradine e candida nella sua t.shirt di cotone leggermente trasparente afferma di avere già tutto di quel che ha bisogno: “Ho tutto ciò che voglio, il sole, il mare, la sabbia quando è calda, la musica”. Come dirle di no.
La fotografia di questa scena cattura una palette colori chicchissima: gli interni del locale tradiscono l’ambientazione marittima attraverso le forme arrotondate e l’utilizzo del grigio canna di fucile, il corallo, il bluette, l’ocra e ovviamente il bianco. Il tutto si sposa perfettamente con lo stile di Juliette come un bellissimo dipinto all’interno di una cornice impeccabile.
Dal giorno del matrimonio lo spettatore non fa altro che domandarsi se Juliette ricadrà nella tentazione di tradire Michelle con il fratello Antoine, e sì, è proprio quello che accadrà. Per l’occasione (Michelle sarà via per lavoro e Antoine si aggirerà in casa con il suo maglione di filo color panna sulle spalle e un’abbronzatura che ci prepara al grande tradimento) Juliette non indosserà null’altro che una variazione colore del suo chemisier di cotone, dalla carta da zucchero passa ad un color sabbia, quella dove si rotolerà tra le braccia salate di Antoine.
L’abito sembra fatto apposta per essere complice del terribile tradimento, non appena bagnato risulta essere decisamente trasparente, regalando un vedo non vedo molto sensuale al quale dire di no risulta davvero impossibile.
Una volta compiuto il misfatto Juliette è tormentata dal senso di colpa e affoga i suoi pensieri nell’alcool che la porterà a scrivere una delle scene di ballo (e di moda) più famose del cinema. Attratta dalla musica come un’ape al miele, Juliette si unisce ai musicisti e inizia a ballare il mambo più passionale di sempre. Mentre il signor Carradine e Michelle provano invano a farla ragionare, Juliette si abbandona totalmente ad una danza quasi tribale, voluttuosa e a tratti erotica, infuocata che libera ancora una volta tutta la sua frizzante civetteria da femme o meglio fille fatale. Mai styling fu più giusto per questa scena: body in cotone nero con scollo a barca e mezze maniche e gonna longuette con bottoni davanti da portare – neanche a dirlo – aperti, tutti, tranne uno, quello in vita. La gonna, verde smeraldo con una micro fantasia a righine nere che si intravede appena, è la seconda ballerina di questa scena. Si muove svolazzante accompagnando i passi infuocati di Juliette, ci lascia intravedere le sue gambe toniche e aggraziate, gioca esattamente allo stesso gioco di Juliette e per un attimo dimentica di essere solo una gonna di cotone/una semplice ragazza e si muove come se fosse in pregiata seta/una prima ballerina. Il body nero è iconico nella sua basicità, aderente e sgambato diventa un capo must have.
https://www.youtube.com/watch?v=Q1e5dVd5Tvw
In questa scena di danza concitata si insinua amalgamandosi alla perfezione il pericolo, raggiungendo così il climax drammatico della vicenda (Eros e Thanatos) che per fortuna però si conclude nel migliore dei modi: Michelle, una volta disarmato dal saggio signor Carradine, molla quattro ceffoni alla moglie fedifraga e tutto torna alla normalità.
Tra i tre litiganti il terzo, cioè Michelle, gode e gli altri due escono di scena insieme a bordo della bellissima e bianchissima Lancia Aurelia Spider. All’affermazione contrariata del Signor Carradine “…quella ragazza è nata per rovinare gli uomini!” noi possiamo aggiungere che è nata soprattutto per esaltare gli abiti, e ancor prima le donne.
FUN FACTS:
- In Italia il film uscì solo due anni più tardi, tagliando quasi dieci minuti alla pellicola e modificando la parentela fra Michel e Antoine che vengono trasformati in cugini. Il titolo fu trasformato in “Piace a troppi” perché il Vaticano non aveva nessuna intenzione di attribuire a Dio la nascita di “quella” donna di facili di costumi. In Italia i film della Bardot saranno aspramente proibiti dalle autorità ecclesiastiche.
- Brigitte Bardot acquisterà una tenuta a Saint Tropez, che diventerà il suo luogo del cuore. Costruirà un muro sino al mare su spiaggia demaniale, per evitare l’assedio di curiosi e paparazzi.
- Pare che B.B. durante le riprese del film si sia innamorata non solo di Trintignant e di Saint Tropez, ma anche del dolce – ormai – identitario della Costa Azzurra: la Tarte Tropézienne, opera del pasticcere di origine slava, Alexandre Micka. Nel 1955 aveva aperto la sua boulangerie-pâtisserie nel piccolo paesino di pescatori dove ogni giorno sfornava questa delizia fatta dall’incontro di tre creme racchiuse in una morbida pasta brioche inondata da scintillanti cristalli di zucchero . Pare che B.B. non potesse fare a meno del dolce che mangiava a tutte le ore del giorno e della notte fino a battezzarla con Alexandre “Tartre de Saint-Tropez” e poi “Tarte Tropézienne”.