
2020, l’anno in cui riaprirono i cinema
Il Governo ha decretato per il prossimo 15 giugno la riapertura delle sale cinematografiche, tra linee guida draconiane e un diffuso scetticismo. Ma come la pensano davvero gli italiani? Fremono per applaudire i loro eroi sul grande schermo o temono che il virus si aggiri indisturbato tra le consunte poltroncine? Un sondaggio dall’alto grado di attendibilità ha rivelato come si comporterà la massa allo spalancarsi dei battenti.
Il Dpcm del 17 maggio ha calendarizzato per il prossimo 15 giugno la riapertura di sale teatrali, cinematografiche e da concerto, dopo la prolungata chiusura a causa dell’epidemia da coronavirus che ha colpito il nostro Paese e il resto del Mondo, e no… non sarà una cosa semplice.
L’allegato 9 elenca in ben 13 punti le linee guida da seguire per tornare finalmente a godere della magia del grande schermo, ed è meglio chiarire fin da ora che se la vostra idea è quella di una romantica serata da passare fianco a fianco imboccandovi a vicenda di popcorn al caramello beh, sarà il caso che pensiate seriamente a tirare fuori il plaid scozzese della quarantena dalla busta sottovuoto dove lo avete prematuramente relegato.
Il vostro iter nel disagio inizierà probabilmente prima ancora di varcare le porte del cinema, quando un addetto brandirà verso di voi il temuto termometro digitale che metterà fine ai vostri sogni di passare due ore in santa pace nel buio della sala, “nel caso [la vostra temperatura] superi i 37,5 gradi” (n.d.r. da qui in avanti i virgolettati sono tratti direttamente dal Dpcm). In questo caso verrete gentilmente fatti allontanare e, mentre passerete tra due ali di folla composta da sguardi riprovevoli, vi sembrerà di sentire il gaio tintinnio dei campanellini che un tempo si mettevano al collo dei lebbrosi.
Superato questo primo scoglio potrete procedere, intruppati, verso la biglietteria, che, sulle prime, vi sembrerà una specie di miraggio, un’oasi tremolante che si intravvede appena oltre le teste di quanti vi precedono, sempre per via del “mantenimento del distanziamento interpersonale”.
Il tempo che dovrete passare in fila sarà probabilmente pari alla durata stessa del quasi-sicuramente-deludente-film che vi ha convinti ad uscire di casa, ma voi non demordete! Potrete far passare le ore sanificandovi compulsivamente le mani con i “sistemi per la disinfezione” di cui dovrà essere garantita dagli esercenti “ampia disponibilità e accessibilità”.
Un volta giunti in cassa, l’acquisto del biglietto, a causa della vostra incapacità di pronunciare correttamente il titolo del film, della mascherina, del plexiglas, del vetro, dell’altra mascherina e del disprezzo tangibile per tutto ciò che rappresentate, sarà una tale fonte di stress che quasi vi pentirete di non avere davvero la febbre e potervi risparmiare tutto questo, ma tant’è… ormai siete vicini all’obbiettivo. Per rispettare la “limitazione dell’utilizzo di pagamenti in contanti” e crogiolarvi così nella vostra superiorità morale, sfodererete l’Apple Pay ma la rete sovraccarica vi costringerà a infilare le vostre mani secche e screpolate in tasca e a tirare fuori gli odiati contanti, cosa per cui vi toccherà un altro giro di gel disinfettante.
Brandendo vittoriosi i vostri sudati biglietti, in uno stato di disidratazione avanzata, vi dirigerete con piglio sicuro verso la zona bar, beatamente ignari del “divieto del consumo di cibo e bevande e della vendita al dettaglio di bevande e generi alimentari”. La tentazione di darvi per vinti a questo punto sarà forte ma pensateci bene… non è per arrendervi così, alle prime avversità, che avete cantato Volare dai vostri balconi.
Allora farete rotta verso i “servizi igienici”, per lappare un goccio d’acqua dal rubinetto, ma, occhio, che saranno “regolamentati” pure quelli, perché i biechi governanti hanno decretato di “prevedere sempre il distanziamento sociale nell’accesso”.
Quando, sfiniti, vi accascerete finalmente sulla poltroncina che vi è stata assegnata dal truce bigliettaio, rendendovi conto che a tenervi compagnia durante la proiezione sarà un metro di nastro segnaletico girato attorno alla seduta vicina, forse vi attraverserà la mente il pensiero di potervi infine levare la mascherina che ormai fa parte integrante di voi come il casco di Darth Vader. Nope. Non vi sarà data la possibilità di godervi liberamente l’olezzo di disinfettante dovuto alla “adeguata periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti”. “L’utilizzo […] di mascherine anche per gli spettatori” è infatti obbligatorio. Un consiglio? Tenetevi alla larga dai cibi pesanti.
Chiarita quale sarà l’esperienza tipo dell’italiano medio nel cinema post-covid, resta da chiedersi: ma il popolo italico, il 15 giugno, tornerà davvero nelle sale?
Ebbene, la risposta sembrerebbe essere (rullo di tamburi):
sì.
primo grafico: dal 15 giugno tornerai a frequentare i cinema?
Abbiamo condotto infatti un sondaggio degno del miglior Nando Pagnoncelli e, minacciando e blandendo amici, conoscenti ed emeriti sconosciuti su Facebook e nella vita reale, siamo riusciti a raccogliere ben 87 risposte (un campione che comprende tutte le fasce di età, reddito, geolocalizzazione, orientamento sessuale, orientamento politico e orientamento cinematografico).
Il 44,8% di costoro si dice pronto ad affrontare ogni avversità pur di godersi l’ultimo capolavoro hollywoodiano, o piuttosto coreano, sul grande schermo.
secondo grafico: sì perché?
Di questi il 51,3% infatti dichiara di “essere in astinenza” – e noi ci auguriamo sentitamente che l’attività sottointesa sia per tutti la visione di un film e nient’altro – percentuale alla quale andrebbero poi sommate, a nostro modesto avviso, tutte le altre risposte del tipo “per il film”, “voglia di normalità”, “life goes on” e simili (n.d.r. sciocchi noi ad aver lasciato l’opzione di risposta Altro).
Per il 15,4% i popcorn al cinema hanno un altro sapore, cosa di cui siamo convinti anche noi ma, ahimè, non è destino che torniamo ad assaporarli presto. Grossa delusione anche per quel 12,8% la cui intenzione era di pomiciare con l’amato/a in ultima fila, non s’ha da fare (menzione particolare per l’eroe sconosciuto che ha risposto “pomiciare su poltrone comode”: evidentemente your cinema is better than ours, bro).
terzo grafico: no perché?
La schiera dei pavidi cacasotto si attesta comunque su un rispettabile 37,9%. Per questi figli di cane senza fegato la paura del contagio è ciò che maggiormente li dissuade dal gustarsi il 58enne Tom Cruise alle prese con l’ennesima missione Impossible (30,3%).
Un buon 27,3% teme, giustamente, le due ore passate ad inspirare la propria fiatarella da reflusso già-era-difficile-prenotare-le-ferie-in-Agosto-prima sotto l’onnipresente mascherina.
Caustico verso l’industria cinematografica in generale il 12,1% che fa della scarsa qualità della programmazione la scusa perfetta per risparmiare i 10 euro del biglietto, e quando pensiamo a cose come Serenity – L’isola dell’inganno sinceramente non ci viene da biasimarli troppo.
Paragonabili solo ai crudisti quelli che pensano di farla franca con cose tipo “preferisco stare all’aperto d’estate”: a queste nobili anime auguriamo di trovarsi all’aperto in Agosto, a Milano, con 35 gradi alle 23:00, 98% di umidità e le zanzare tigre che si incontrano a prendere l’aperitivo, su di te.
Definitivo il 6,1% che odia il cinema: noi odiamo loro, loro non leggeranno mai questo articolo, questo è il migliore dei mondi possibili.
A colui che ha tenuto a spiegarci che “non teme il contagio ma non si sentirebbe pienamente a suo agio e di conseguenza preso dal film”: ti si vuol bene.
quarto grafico: non so, perché?
Infine loro, la piaga della società, quelli fatti della stessa materia di cui è fatto il secondo film di Sex and the City, il 17,2% che ha risposto “non so”. I più onesti tra loro hanno ammesso di non sapersi godere la vita o cosa ci facciano al mondo, giustamente (28,6% e 21,4%). I resto degli ignavi si barcamena con giustificazioni fantasiose (“ho Netflix”) tra le quali tuttavia emerge, come un faro di luminosa speranza che indica a tutti noi la via da percorrere, “[non so, tornerò] quando faranno Vacanze col virus”.
Io il 15 giugno tornerò al cinema? Sì. Perchè? Tre parole: Jabba the Hutt.
Il grosso lumacone, orribile e affascinante nella sua strabordante mollezza, occupava tutto lo schermo del piccolo cinema di provincia dove lo zio mi aveva portata, bimbetta con i codini, a vedere il terzo capitolo della saga di Guerre Stellari. Fu in quel momento che la settima arte mi conquistò. Jabba aveva cancellato la realtà delle ruvide poltroncine in velluto, dell’odore stantio di vecchi popcorn, di quel piccolo anfiteatro mezzo vuoto in un sabato o domenica pomeriggio di tanti anni fa. Colerige la chiamava suspension of disbelief: in quel preciso momento io ero accanto a Jabba, ero su Tatooine, ero terrorizzata e deliziata.
Ero nel posto più bello del mondo, ero al cinema.