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Perché si continuano a fare film su Batman?

 

Quello interpretato da Pattinson sarà il nono Batman del cinema (e televisione). Perché, nonostante tanti film e diverse personalità costruite da svariati registi, si continua ad usare l’uomo pipistrello come protagonista? 

 

Eroe – Nella mitologia di vari popoli primitivi, essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti eccezionali; nel linguaggio comune, chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie; chi dà prova di grande abnegazione e di spirito di sacrificio per un nobile ideale.

Tale definizione, prende sfumature di tutt’altro genere, se le si aggiunge il prefisso “super”: personaggio immaginario, nato nell’ambito dei fumetti per ragazzi e poi trasferito nel cinema, dotato di forza muscolare, di capacità sensoriali e talvolta di capacità intellettuali straordinarie e sovrannaturali, che si assume il compito di proteggere l’umanità da catastrofi naturali o accidentali e, soprattutto, di combattere pericolosi e astuti criminali, di fronte ai quali le regolari forze dell’ordine risultano impotenti.

 

La Treccani fa riferimento a un tipo di letteratura estremamente attuale, che, dal mondo della carta stampata, ha investito quella del cinema. Le due principali case editrici americane, Marvel e DC Comics, negli ultimi anni se le sono date di santa ragione anche a suon di incassi al botteghino, con l’introduzione di una nuova struttura narrativa, quella dell’universo cinematografico. Nei rispettivi franchise degli Avengers e della Justice League, ogni personaggio, cui è dedicato un film autosufficiente definito “standalone” – come vi ho detto in passato, purtroppo non è il nome di un long drink – condivide lo stesso universo in cui si trovano i protagonisti delle altre pellicole, i cui eventi sono collegati da una sottotrama che, periodicamente, li porta a incontrarsi in un film corale.

 

 

Prima dell’avvento di questo fenomeno, portato in vita dalla Marvel nel secondo decennio del 2000, per poi essere ripreso dalla sua rivale con risultati non altrettanto esaltanti, il grande schermo aveva già visto sotto i riflettori i principali personaggi della DC Comics, Superman e Batman, i cui primi lungometraggi risalgono alla seconda metà del XX secolo, se si esclude una serie dedicata all’uomo pipistrello risalente addirittura al 1943! Quest’ultimo vanta una storia cinematografica molto lunga rispetto ai suoi “colleghi”, tampinato leggermente dal suo socio col mantello rosso, apparso per la prima volta nelle sale nel 1978. Risulta immediato pensare, per qualsiasi “profano” che non appartenga al mondo nerd, che sia il supereroe più potente di tutti, se sono decadi che registi del calibro di Tim Burton o Christopher Nolan continuano a sfornare blockbuster a lui dedicati. Qualsiasi essere umano che abbia un minimo di conoscenza della cultura pop, pur non essendo un fanatico, sa benissimo, invece, che è un supereroe… senza superpoteri! Allora una domanda sorge spontanea: perché si continuano a fare film su Batman?

Innanzitutto, l’ambientazione delle sue storie fornisce materiale succulento per qualsiasi cineasta. Prima degli universi cinematografici, in passato fu Gotham City: frutto dell’immaginazione dei fumettisti Finger e Kane, viene dipinta come la città più oscura di tutta l’America; nei suoi vicoli oscuri, ogni notte, vengono compiuti i crimini più efferati. Nell’immaginario collettivo incarna lo stereotipo di qualsiasi agglomerato urbano malfamato e pericoloso. Gotham è di per sé un universo; il suo skyline ricorda New York, ma il dedalo dei suoi vicoli è peggio di qualsiasi labirinto, dove si nasconde ben più di un solo Minotauro. Risulta facile immaginare cosa abbia affascinato il più dark dei registi hollywoodiani, Tim Burton, che ci ha restituito una delle sue versioni meglio riuscite. Il suo inconfondibile marchio gotico si sposa perfettamente con un tocco postmoderno, che rende tutto molto “fumettoso”, ma al contempo credibile. Per il pubblico, la pellicola del 1989 e il suo seguito nel 1992 sono ancora oggi una delle trasposizioni meglio riuscite, così come Michael Keaton, nei cuori di tutti i fan, rimane il Batman per eccellenza. Dopo la parentesi trash e meno fortunata di Joel Schumacher, Christopher Nolan è stato autore del reboot della saga nei primi anni 2000, con la cosiddetta Trilogia del Cavaliere Oscuro, in cui assistiamo a una vera e propria rivoluzione del personaggio e del suo intero mondo. Siamo lontani dalle atmosfere grottesche e sopra le righe dei precedenti capitoli, tutto è realistico tanto da rendere difficile la classificazione dei suoi film come “cinecomics”. Gotham diventa quindi una metropoli reale, scenario perfetto per le malefatte degli antagonisti dell’eroe.

 

 

Altro forziere da cui attingere per cimentarsi con le avventure dell’uomo pipistrello è il parterre infinito dei suoi cattivi. In dieci anni di Marvel Cinematic Univers, al netto di Loki e Thanos, gli studios figli di Stan Lee ci hanno regalato una squadra di villain scialbi e facilmente dimenticabili.  Discorso diametralmente opposto va fatto, invece, per i nemici di Batman, la cui caratterizzazione sia estetica che psicologica li ha resi in tutto e per tutto delle icone moderne. Alcuni di loro hanno continuato ad avere nuova vita in ogni trasposizione, basti pensare alla letteratura autonoma che ha avuto la figura di Joker. Dall’interpretazione quasi cartoonesca del sempre eclettico Jack Nicholson, passando per la versione completamente folle di Heath Ledger, in cui rappresentava la nemesi perfetta dell’eroe mascherato, siamo arrivati alla recente performance di Joaquin Phoenix, in cui non solo è protagonista, ma sono analizzate in maniera fortemente introspettiva le origini di tale follia. Al di là del criminale con la maschera da clown, a tanti altri loschi figuri hanno prestato il volto celebrità del calibro di Denny De Vito, Michelle Pfeiffer, Uma Thurman, Arnold Schwarzenegger, Jim Carrey, Liam Neeson e Tom Hardy.

 

 

Se la città in cui combatte il crimine e i criminali stessi che deve affrontare ogni giorno non dovessero bastare per capire le ragioni dietro al fenomeno per cui il Cavaliere Oscuro continua a essere uno dei soggetti più inflazionati del grande schermo, la risposta definitiva la troviamo nell’analisi del personaggio stesso. Innanzitutto, senza mezzi termini, è indiscutibilmente fighissimo: un milionario, playboy, filantropo – ben prima di Iron Man! – dotato delle apparecchiature più tecnologiche al mondo, per giunta brandizzate da sé stesso, dalla bat-mobile alla bat-caverna. Fisicatissimo, ma al contempo estremamente arguto, è il miglior detective del mondo. Però, quello che più affascina della sua figura è l’aspetto prettamente psicologico. Per capirlo meglio, dobbiamo fare qualche passo indietro e riprendere le definizioni date in apertura e operare un confronto con l’altro beniamino della DC Comics, Superman. Quest’ultimo incarna perfettamente quella di supereroe; non ce ne voglia Omero, ma è paragonabile alla figura del semidio della mitologia classica. Bruce Wayne, al contrario, sebbene ci sia qualcosa di mitico nella sua controparte mascherata, è più simile alle leggende mortali come Robin Hood e gli eroi pulp come Zorro, uomini straordinari ma comunque uomini. Carl Jung e Joseph Campbell – rinomati intellettuali del XX secolo che stiamo barbaramente scomodando per parlare di fumetti – hanno studiato gli archetipi, temi universali che sono espressione di un inconscio collettivo, una sorta di DNA psichico che modella simbolicamente miti e leggende di eroi in modi simili in ogni cultura del mondo. L’archetipo Ombra rappresenta il lato oscuro presente in ognuno di noi, non necessariamente quello malvagio, ma la parte di sé che è nascosta, fuori dalla luce, la somma di quelle caratteristiche che nascondiamo sia al mondo che a noi stessi. Wayne si confronta con la sua natura più oscura all’inizio della vita: il suo “Viaggio dell’eroe” comincia con l’assassinio dei genitori davanti ai suoi occhi; da allora, sceglie di lavorare con questo lato oscuro e lo usa per combattere il male. D’altronde, i suoi stessi nemici di cui abbiamo parlato in precedenza sono caratterizzati più per la loro umanità, che per abilità sovrumane e ne rappresentano le sfaccettature più controverse della sua personalità.

Al pari di Superman e Spiderman, la sua educazione gli ha trasmesso valori quali senso di giustizia e altruismo, ma i due hanno ricevuto dei poteri dal morso di un ragno radioattivo e da una natura biologica extraterrestre. Se “da un grande potere derivano grandi responsabilità” Batman le responsabilità se le è trovate da solo e, per gestirle, si è costruito il potere. È molto più facile, per ognuno di noi, immedesimarsi in lui. Tutti ci sentiamo un po’ Batman nella lotta quotidiana con le nostre paure e i nostri limiti. Un bambino può desiderare superpoteri. Un adulto, che potrebbe aver rinunciato a quel particolare sogno, può ancora desiderare abbastanza forza.

Nasce nel 1988 e quasi contemporaneamente impugna la sua prima matita, mostrando una innata passione per il disegno che lo porterà a conseguire il titolo di dottore in architettura. Poi, all’alba dei 30 anni, il plot twist: rinnega questa fede per approdare al mondo della comunicazione.